Offerta dei ceri

Gli Statuta Populi Civitatis Camerini sono il più antico documento stampato (1563) che ne riporta il cerimoniale. Il manoscritto n. 154 della biblioteca Valentiniana, raccolto da M. Pascucci nel 1600, descrive i compiti delle magistrature cittadine per l’organizzazione delle celebrazioni in onore di San Venanzio, e stabilisce dettagliatamente l’ordine di precedenza del corteo che si recherà con le torce accese fino a San Venanzio, dove la fiaccolata (luminara) aveva termine con l’offerta dei ceri alla Fabbriceria della Chiesa. Si trattava di un corteo tutto maschile, aperto dal Podestà o dal Sindaco (secondo i tempi), a fianco del quale era il Capitano del Popolo. Li attorniavano i Priori, seguiti dalle Arti Maggiori (Collegio di Giudici et Dottori, Collegio di Procuratori et Notarj). Quindi i sindaci dello Stato, due per due e divisi in tre gruppi in corrispondenza dei tre terzieri in cui era organizzata la città: Sossanta, Mezzo e Muralto. Seguivano i Capitani delle sette Arti Minori ed i rappresentanti di esse in quest’ordine: Arte di Mercanti, Arte di Calzolari, Arte di Speziali et Merciari, Arte di Fabbri et Fucinari, Arte di Sarti et Barbieri, Arte di Pretre et Falegnami, Arte di Becchari et Tabernari. Ultimo scaglione le rappresentanze delle comunità suburbane, diremmo oggi delle frazioni (Piegusciano, Rocca d’Ajello, Valle Vegenana, eccetera).

Seguiva, naturalmente, il popolo, oggi rappresentato dai cortei dei tre terzieri e dai popolani.

Terminata la luminaria con la consegna dei ceri a San Venanzio, si procede alla lettura del bando della Corsa alla Spada:

Gentili madonne et amabili messeri, donzelle gratiose et garzoni valenti, che ne la vetustissima de li Camerti cittade et per le circumvicine campagne habitate, udite.

La festivitate solenne de lo glorioso Santo, nostro patrono Venanzio, ne invita a ridestare da la seculare obliovione le antique costumanze et cerimonie, le quali infino dal tertiodecimo seculo, cum ardore grandissimo, da tutto lo populo celebrarsi soleano, purarco presenti li huomini et le donne de le circumstanti castella.
Li antiqui rioni, già terzeri nominati, si rinnovellano et si ammantano de li fiammeggianti loro pavesi et pretiosi pallii. Sfileranno per le strade de la cittade li cortei de li tre terzeri con loro colorati paludamenti, al suono de trombetti, piffari et tamburini.

Alla domenica, solennissimo giorno, da li baldi giovani de li terzeri sarà corsa tenzone alla spada, la quale appenduta starà allo cantone de Nostra Donna Santa Maria in Via.
Squilli de trombe daranno initio allo agone ne la piazza de lo Santo.

Vincerà lo più forte et si porterà in guiderdone la spada quale elli per il primo fia giunto a strappare.

Lo terzero vincente si terrà el palio infino a lo venturo anno.
Si pregheno tutti li cittadini de pavesare le finestre de le case cò li pennoni et li drappi. Tutte adunque accorrete, o genti, scendete nelle strade et per le piazze et grande festa rendete a quelli che la vittoria averanno conquistata. Accorrete et gioite tutti insieme purarco se la vittoria altrui arriderà. La concordia delli animi, l’amore de la cittade et l’onore de lo Santo per tutti fiano la più bella et grande Vittoria. Et hora sia acceduto lo grande foco che illuminerà tutte le gentili madonne et li amabili messeri in questa piazza radunati.

Finalmente è il momento dell’accensione del focaraccio, il grande falò che simboleggia la veglia in attesa della festa del Santo ed esorcizza la stagione fredda, ormai conclusa, richiamando un rito di benvenuto alla bella stagione.