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Di mercantia e di altri mestieri: le Arti a Camerino
Aprile 12 - Maggio 13

A cura di: Fiorella Paino, Patrizia Menghi, Stefano Mosciatti, Danilo Torresi e Gabriele Rosati
Lo spirito associazionistico fu un tratto caratteristico della società medievale europea soprattutto a partire dal XII secolo, periodo che vide la fioritura delle città e la nascita della borghesia.
L’accrescersi degli scambi commerciali, legati a maggiori esigenze di consumo, dovuto anche all’aumento demografico, creò una nuova economia espressione dello spirito di autonomia ed identità che animava i vari attori coinvolti nella produzione e negli scambi commerciali.
Nacquero così in ambiente urbano delle associazioni di mercanti, artigiani, lavoratori appartenenti ad uno stesso settore produttivo con lo scopo di tutelare non solo le attività della propria categoria professionale ma anche di stabilire regole relative ai prezzi, agli orari di lavoro, alle retribuzioni.
Vari i nomi utilizzati nei diversi Paesi per designare queste “associazioni di categoria”.
Questa diversità è presente anche in varie parti d’Italia ma in linea generale prevalsero i termini di Arti e di Mestieri. Con la nascita dei primi atenei, le associazioni che riunivano insegnanti e studenti, a volte solo studenti o solo insegnanti erano dette università, termine che fu successivamente utilizzato anche per indicare delle comunità i cittadini.
Le Arti, soprattutto nei centri maggiori, si dividevano a loro volta in Maggiori e Minori. Le regole che normavano le attività così come le unioni di diverse categorie professionali non erano identiche ed ogni città si organizzava autonomamente.
Nel corso del Duecento furono principalmente mercanti a creare le prime corporazioni riuscendo non solo ad inserirsi e ad assumere un ruolo politico nelle istituzioni cittadine ma anche ad estendendo il loro controllo a funzioni di natura pubblica come quello sui pesi, le misure e la sorveglianza delle strade. Nel corso del Basso Medioevo, nel periodo delle Signorie, sebbene le Arti perdessero il loro ruolo politico, mantennero e rafforzarono al contrario quello economico con la creazione di veri e propri monopoli cittadini.
Fare parte di una corporazione prevedeva il rispetto di determinate regole, il pagamento di quote associative ed assicurava ai propri membri protezione e mutuo soccorso. Se in Francia vi erano corporazioni di sole donne non così in Italia. Le donne non affiliate o che non risultavano registrate in nessuna delle Arti, se da un lato non erano costrette a sottostare a delle regole rischiavano, in quanto meno protette, ad essere sfruttate economicamente con basse paghe ed orari lavorativi gravosi.
All’interno di ogni Arte già dalla fine del 1300 il ruolo di maestro, di solito il proprietario e gestore di una bottega o di un’impresa divenne quasi ereditario, mentre i lavoranti furono gradualmente lasciati al di fuori delle corporazioni di mestiere con casi di rapporti di dipendenza come, ad esempio, i tintori e i tessitori che vennero a dipendere dai mercanti di tessuti.
Araldica ed abbigliamento univano ed identificavano i membri appartenenti ad un’Arte.
Non solo dunque lo stemma ed il santo protettore ma anche l’abbigliamento rivestiva il ruolo di elemento distintivo fondamentale di appartenenza: un vero e proprio indicatore di status sociale e professionale.
Ogni Arte aveva un suo abito specifico, con colori, materiali e fogge che rivestivano anche significati simbolici legasti all’attività svolta.
L’abbigliamento infatti non rivestiva la sola funzione estetica ma al contrario era elemento e strumento fondamentale per la costruzione dell’identità individuale e collettiva in un determinato contesto sociale.
I secoli XIV e XV vedono Camerino affermarsi come uno dei maggiori poli i mercantili e manifatturieri più attivi dell’intera Marca.
Documenti d’archivio oltre a studi e ricerche di storia economica attestano infatti la grande vitalità che il ceto mercantile e produttivo rivestiva a Camerino tra la fine del Trecento e per tutto il Quattrocento, periodo che vide la città ed il suo vasto territorio, retto dalla famiglia aristocratica egemone dei da Varano. La capacità attrattiva di Camerino come centro di commerci risiedeva proprio nel suo essere piazza di smercio non solo per le zone intrappenniniche ma anche per le sponde dell’Adriatico e del Tirreno cosa che attirò in città ‘forestieri’ sia provenienti da altre zone d’Italia che da paesi stranieri. Mercanti di Camerino agivano ed erano presenti nelle maggiori piazze commerciali da Venezia, a Firenze, a Roma.
I documenti attestano la presenza a Camerino di Arti Maggiori – giudici, notai, medici, banchieri – e di Arti Minori.
Queste ultime rappresentavano le Art dei Mercanti della Lana, dei Calzolai, degli Speziali e Merciai, dei Fabbri e Fucinari, dei Sarti e Barbieri, degli Scalpellini e Falegnami e dei Macellai e Osti. La notevole produzione di panni lana, di carta e pergamena fece sì che soprattutto l’Arte dei Mercanti della lana rivestisse un ruolo predominante in quanto ad agiatezza e potenza.
I suoi membri si riconoscevano anche per il ricco abbigliamento con velluti e tessuti preziosi a volte non certo secondo a quello di nobili ed aristocratici.